Donato Di Santo

Tra Italia e America Latina

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1989-2006 RELAZIONI POLITICHE CON L'AMERICA LATINA
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Introduzione
Prime missioni politiche in America latina e l’ingresso nella IS
Attività politiche in Italia
Altre missioni latinoamericane
Viaggi con D’Alema e Fassino
PRIME MISSIONI POLITICHE IN AMERICA LATINA E L'INGRESSO NELLA IS

Furono viaggi e viaggi, fatti con la minima spesa possibile, quasi inanellati l’uno all’altro dove, alla scoperta di territori difficili, di città meravigliose, di situazioni di povertà e degrado impressionanti, di personalità straordinarie, si sommava l’abbozzo, costruito giorno dopo giorno, di una sorta di strategia di relazioni internazionali del partito verso quelle realtà. Che poi, in seguito, ha dato qualche risultato…



LA "SEZIONE ESTERI”… E L'INGRESSO NELLA INTERNAZIONALE SOCIALISTA

Alla Sezione Esteri erano rimasti in pochissimi. Napolitano era "Ministro degli Esteri del Governo-ombra”, e la reggenza generale delle relazioni internazionali l’aveva Antonio Rubbi, insieme a Massimo Micucci. Poi c’erano Luciano Torquati, che otto anni prima aveva organizzato il mio viaggio a Mosca, Paoletta Pallucchini e Lorenza, storiche segretarie (cui subentreranno, negli anni, Marina Frattura, Gina Barcaroli, e Rossella Romano).
Da un anno Bernabucci, che prima seguiva l’America latina, era andato via dopo la nomina a Presidente della Ong Mo.Li.Sv. (che poi trasformerà in Movimondo). Erano già usciti anche Tom Benettollo (che poi diverrà indimenticabile Presidente dell’ARCI), Raffaello De Biasi (che venne eletto Sindaco di Imola), Claudio Ligas (storico collaboratore di Giancarlo Pajetta), Dina Forti (straordinaria figura di dirigente internazionalista, intrinsecamente legata al continente africano, dove aveva vissuto a lungo e vi conosceva gran parte dei leader del movimenti di liberazione), Nadia Spano, Menichini, Michele Ingenito, Dino Bernardini (eminente conoscitore della lingua e cultura russa, animatore di riviste letterarie slavofile e, per anni, "voce” italiana di Gorbachêv)
Di lì a poco sarebbero arrivati Raffaella Chiodo Karpinsky (per occuparsi di Africa), Roberto Cuillo (Europa), e Bruno Marasà, con cui dividerò un appartamento in affitto.
Fassino sarebbe ufficialmente arrivato, come Responsabile Esteri, con l’uscita di Rubbi, di li a pochi mesi.

Renato Sandri, che era stato negli ultimi anni, Segretario particolare di Alessandro Natta, il successore di Berlinguer, aveva ancora un ufficio alla Direzione nazionale pur essendo in crescente disaccordo con la segreteria di Occhetto. Ciò non impediva una strettissima collaborazione reciproca. Andavo costantemente da lui a chiedere pareri (puntuali), e consigli (preziosi) ma, alla fine, prendevo sempre le mie decisioni e mi assumevo sempre le mie responsabilità.
Tra i primi conobbi, presentatomi da Sandri, Paolo Diodati, Segretario nazionale dell’Associazione Italia-Cuba, che mi offrì spunti di analisi della situazione cubana che rifuggivano dalla vuota ortodossia e che non erano "ecumenici” (com’era la moda di allora, e non solo di allora): ne feci tesoro. Diodati era stato storico collaboratore di Renato, con lui aveva realizzato tante attività, complesse e delicate, negli anni duri e bui in America latina, ed anche nella Grecia dei colonnelli, nel Portogallo e nella Spagna oppressi dalla dittatura (il caso ha voluto che, quasi vent’anni dopo,sia il nipote di Diodati, Gianandrea Rossi, a collaborare con me: prima nella Segreteria particolare del Sottosegretario di Stato per l’America latina - tra il 2006 e il 2008 - insieme al titolare Giovanni Santini e, successivamente, nelle mie attività attuali, a partire dall’Almanacco latinoamericano ).

Renato mi parlò in modo lusinghiero della Fondazione "Lelio Basso”, baluardo italiano a difesa di dignità e diritti umani e civili, con un occhio particolare verso il Brasile (per tanti amici brasiliani che, durante il regime militare, si trovarono a passare da Roma, la Fondazione fu la loro "vera” Ambasciata brasiliana). La profonda amicizia con Linda Bimbi e le sue consorelle non si è mai incrinata.
Il bibliotecario dell’Istituto IILA, Juan Valenzuela, era amico di Renato e me lo presentò: peruviano della sierra, uomo mite e propenso all’ironia, iniziai subito a frequentarlo. Anni dopo, in un’aula della Pontificia Università Gregoriana, fu mio professore in un corso di lingua quechua.
Sempre attraverso Sandri entrai in contatto con il CeSPI, il Centro Studi di Politica Internazionale, a quell’epoca uno degli Istituti di riferimento. Conobbi il Presidente, Giuseppe Boffa e gli raccontai di ciò che mi era successo a Mosca e dell’interesse per la sua "Storia dell’URSS”: ne fu contento. Conobbi la Direttrice, Marta Dassù (che dagli studi sugli scenari orientali ed atlantici tanti anni dopo, nominata Sottosegretario di Stato agli Esteri, dovrà occuparsi anche di "estremo occidente”). Ma l’incontro veramente strategico fu con José Luis Rhi-Sausi, intellettuale messicano, economista e sociologo da anni in Italia, Vice Direttore del CeSPI e grandissimo esperto di cooperazione, di politiche di sviluppo, e di America latina. Con lui iniziò una sinergia e una collaborazione (e una amicizia), che durano tutt’ora. Iniziai a studiare come un forsennato. Dovevo imparare…tutto.

Tra i primi incontri internazionali, presso la saletta al primo piano, quello con una delegazione del Guatemala, guidata da Rolando Moran (Ricardo Ramirez), il primus inter pares fra i quattro comandanti della guerriglia della URNG. Si cominciava…
Dopo il processo di avvicinamento all’Internazionale socialista, che il PCI aveva promosso da almeno un decennio (dagli incontri Berlinguer-Brandt alle iniziative internazionali di Giorgio Napolitano), con la"svolta della Bolognina” del 1989 - nella quale Occhetto prefigura il cambio di nome del partito ecc. ecc.- diventò impellente sviluppare una azione internazionale ampia e mirata per raccogliere sostegni alla prospettiva dientrare nella IS, prospettiva alla quale si opponeva decisamente Bettino Craxi.
Già nell’ultimo scorcio del 1989 (ma, soprattutto, nel ’90 con l’arrivo di Fassino alla guida della Sezione Esteri), iniziarono una serie dimissioni dei compagni responsabili nelle varie aree di competenza. Ed io cominciai a viaggiare nei paesi latinoamericani…
Il 4 aprile 1991, quando Giorgio Napolitano e Piero Fassino si recarono a Brema per consegnare nelle mani del Presidente della Internazionale socialista la domanda di adesione del PDS, Willy Brandt li accolse sorridendo e con questa frase: "E’ molto tempo che aspetto questo giorno”. Quello storico momento, e la seguente formalizzazione della adesione (che avverrà nel settembre ’92 al Congresso di Berlino), fu reso possibile anche da quanto fatto nei vari scenari mondiali.

L’aspetto interessante (e che, negli anni successivi, risulterà strategico), è che i contatti in America latina non furono solo con i partiti - socialisti, socialdemocratici - laburisti…- membri della IS, a cui andavamo a chiedere appoggio al nostro progetto politico; ancor meno furono solamente con i partiti comunisti, con i quali mantenevamo seppur sporadiche relazioni; e neppure furono solo con quei partiti "nuovi” (esempio emblematico il PT brasiliano), che non rientravano in nessuna di queste categorie. Seguendo, in buona misura inconsapevolmente, la strada tracciata da Renato Sandri (e che a lui, in altra - seppur non lontanissima - epoca valse l’estromissione dal Comitato Centrale del PCI), le nostre relazioni e contatti furono con tutta l’ampia, ed allora frammentata, sinistra latinoamericana.
Quindi, a differenza di comunisti o socialisti spagnoli, di comunisti o socialisti francesi, ecc., noi aprivamo contatti e relazioni che andavano ben oltre quella che si poteva considerare essere la "propria famiglia politica”.
Fu una stagione straordinaria.
Inoltre, forte dell’esperienza storica della politica estera del PCI, e di quella dei miei predecessori, quel dialogo politico non lo limitai certo alle sole forze politiche. Paese dopo paese, gli incontri erano anche con esponenti del mondo intellettuale, accademico ed artistico, con rappresentanti della chiesa e delle comunità di base, con sindacalisti, parlamentari, operatori dell’informazione, sindaci e amministratori locali (il PCI era ancora visto come il partito del buon governo delle città e Regioni) e, a volte, con dirigenti delle guerriglie, soprattutto del centroamerica, che avessero avviato dialoghi o negoziati di pace.
Più tardi capii quanto anche il mondo dell’impresa e della finanza fosse essenziale per avere una visione completa di un paese.

Nei tantissimi viaggi che feci in quel primo periodo, cercai sempre di convincere Fassino, soprattutto quando si trattava di Congressi o eventi speciali, di far venire con me qualche dirigente nazionale o locale del partito: intuivo che l’unico modo serio per "riannodare i fili” con l’antica esperienza di Sandri fosse quello di avvicinare a queste tematiche e a questo continente quanti più esponenti possibile. Più dirigenti imparavano a conoscere "pezzi” di America latina, più facile sarebbe stato articolare una "politica” ed una strategia che guardassero al lungo periodo coinvolgendo il partito.
Riferimento costante per tratteggiare questo periodo, 1989-1991, è stato il libro di Piero Fassino, "Per passione”, edito nel 2003 da Rizzoli.
Altra costante, da cui non ho mai derogato, era mantenere un rapporto con le rappresentanze diplomatiche italiane nei paesi che visitavo. A volte ero ricevuto dall’Ambasciatore in persona (con alcuni di loro, col passare degli anni, è nata una amicizia e un dialogo costante sui temi latinoamericani), altre volte dal più giovane dei funzionari, cui l’Ambasciatore ammollava l’incombenza di ricevere lo scocciatore… ma sempre ricercavo il contatto con l’Ambasciata d’Italia.
Tanti anni dopo questa pratica di rispetto istituzionale avrebbe dato i suoi frutti e mi avrebbe aiutato molto.


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